L'escursione al Bivacco Ferrario (24 settembre 2021)
Stilare (e leggere) sunti di convegni, conferenze, seminari è sempre cosa piuttosto noiosa. Così, per riportare l'esito del simposio “La città che sale: il monte che resiste? Vivere la montagna, vivere in montagna: strategie di rilancio per le terre alte”, organizzato il 24 e 25 settembre al rifugio Carlo Porta da Consulta AL con la curatela scientifica dell’associazione culturale Cantieri d’Alta Quota, preferiamo affidarci alle impressioni.
Non è scontato trovare entusiasmo per tale genere d'iniziative, dove spesso i partecipanti sono tali prevalentemente in virtù della necessità di raggranellare crediti formativi. Ma, per raggiungere l'obiettivo, vi sono soluzioni più agevoli che non scomodarsi per raggiungere i 1.300 metri del Pian dei Resinelli (Lecco), e magari anche pernottare in rifugio. E, per due soli crediti aggiuntivi, sobbarcarsi pure la fatica di superare 900 metri di dislivello per un'escursione collettiva (oltre venti persone) sulla cima della Grignetta, che ha occupato la mattina del primo giorno di lavori.
Tuttavia, fuori da ogni retorica, la montagna è talvolta (ancora) capace di compiere miracoli. E, tanto più dopo la clausura pandemica, la voglia d'incontrarsi en plein air, accomunati dalla condivisione di un tratto di sentiero da percorrere a piedi, ha fatto affiorare sentimenti che parevano sopiti. Il resto l’hanno fatto il luogo (l'ambiente delle Grigne, quasi sospeso tra pianura e grandi elevazioni alpine), il meteo favorevole, la squisita ospitalità dei rifugisti. Così, oltre ai contributi dei relatori, i momenti conviviali sono diventati reali occasioni di scambio, informali quanto fervide.
Chi c’era (sempre circa 25 persone, il massimo consentito per l'evento dalla capienza della sala) dunque non era lì a caso. Come, analogamente, rispondono a scelte di vita precise le azioni (anche territoriali e "architettoniche") di chi ha accettato la sfida di tornare ad abitare le terre alte, superando l'ormai datato dualismo che contrappone l'arroganza della "città che sale", di fronte a un'arcigna chiusura del mondo di lassù. È quanto le esperienze ricostruite dai relatori ci hanno mostrato, in maniera complementare e multidisciplinare: a partire il primo giorno dalla panoramica di Enrico Camanni sull’attualità alpina, completata dalla rassegna ventennale di realizzazioni virtuose fornita da Roberto Dini e dallo spaccato di Stefano Duglio sulle economie turistiche della montagna. A cui è seguito il giorno successivo il racconto sulle pratiche di recupero degli insediamenti tradizionali da parte di Giacomo Menini, e in chiusura, la presentazione di variegate esperienze costruttive - edilizia civile, rilettura del patrimonio, prefabbricazione e altro ancora - maturate dai progettisti Stefano Girodo, Nicola Baserga e Martino Pedrozzi (questi ultimi due impegnati in Canton Ticino).
Insomma, il bilancio del convegno, nato dallo spunto di Roberto Fusari e supportato con decisione da Consulta AL, ci racconta di un esperimento dimostratosi interessante e riuscito, che ci motiva a far sì che possa essere presto ripetuto. Ad maiora!
Martino Pedrozzi (a sinistra) e Luca Gibello
I convegnisti.