Il Bim (building information modeling) sarà introdotto negli appalti pubblici.
A dirlo è il decreto firmato dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio il primo dicembre scorso. Il documento definisce le modalità e i tempi di introduzione dell’obbligatorietà di utilizzo dei metodi e degli strumenti elettronici di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture nelle stazioni appaltanti al fine di razionalizzare le attività di progettazione, operare le relative verifiche e rendere disponibili in formato digitale e aperto i dati relativi alla costruzione e a ogni fase di progetto.
Il Bim, che secondo la ricerca condotta dal Cresme sull'«Uso del Bim tra i progettisti italiani» è utilizzato o è in procinto di essere utilizzato dal 10,6% degli architetti italiani iscritti all'albo, farà ingresso in modo graduale nel mondo degli appalti, in particolare a partire dal 2019. Dal primo gennaio 2019 scatterà l'obbligo di utilizzo per opere da 100 milioni e oltre, per poi essere allargato, gradualmente, alle opere di minore importo.
La commissione che ha lavorato al decreto è composta da rappresentanti del Mit, di Anac, Agid, delle Università degli Studi di Brescia, Sapienza di Roma, Federico II di Napoli, del Politecnico di Milano, della Rete delle Professioni Tecniche e ha predisposto l'istituzione di un'ulteriore commissione di monitoraggio, così come ha individuato per le stazioni appaltanti una serie di adempimenti: dalla formazione del personale, alla realizzazione di un piano di acquisizione o di manutenzione di hardware e software di gestione dei processi decisionali e informativi.