Il Consiglio Regionale della Lombardia ha recentemente approvato la legge che mette in campo incentivi e meccanismi di semplificazione a favore del recupero di immobili dismessi e per prevenire il degrado urbano.
Le trasformazioni del territorio, le loro modalità e la normativa che le regola sono costantemente seguite e analizzate dalla Consulta regionale lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, che qui rappresento, grazie ai contributi del Gruppo di Lavoro “Urbanistica e Territorio” presieduto da Elio Mauri e del Gruppo di Lavoro “Rigenerazione Urbana e criteri minimi ambientali” presieduto da Gianpaolo Gritti, dal confronto con i quali scaturiscono le brevi considerazioni che mi accingo ad esporre.
Nell’auspicio di una riscrittura della “Legge per il governo del territorio” (legge regionale 11 marzo 2005, n. 12) e in attesa del testo definitivo integrato dai numerosi emendamenti, si è valutata positivamente la semplificazione normativa volta al recupero dei fabbricati dismessi e alla riduzione del consumo di suolo. Positiva è anche la ripresa, promossa attraverso uno snellimento delle procedure, dell’interesse verso un settore delle costruzioni ormai da tempo in grave difficoltà.
Diversamente da Milano, dove forse non si sentiva la necessità di premialità o incentivazioni a costruire, va detto che su gran parte del territorio lombardo il consumo del suolo è stato frenato più dalla forte crisi economica degli ultimi dieci anni che dalle restrizioni legislative.
La crisi ancora perdura, specialmente nelle cosiddette “aree interne” per le quali la rigenerazione urbana può essere un’importante occasione di rinascita. Più che contrastare il consumo di suolo, la rigenerazione potrebbe infatti essere uno strumento utile a promuovere iniziative trainanti anche per arrestare il processo di scadimento di territori ormai cronicamente afflitti dalla flessione demografica e dalla conseguente propensione all’abbandono: per gran parte di essi la rigenerazione urbana va quindi considerata come un’opportunità.
Il tema è centrale nella riflessione locale e regionale degli architetti ed è fondamentale alla scala nazionale: il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori da tempo lavora affinché la rigenerazione urbana diventi il centro strategico dell’agenda politica nazionale e a luglio si è fatto promotore di una proposta di legge nazionale sulle città e per l’incentivazione dei processi di rigenerazione urbana e territoriale.
A livello regionale, parlando ad esempio di aree dismesse, si potrebbe migliorare la vivibilità dei territori garantendo lavoro, accessibilità e servizi quali condizioni indispensabili anche per contenere gli effetti della competizione con le aree metropolitane.
La rigenerazione urbana potrebbe essere un utile mezzo per presidiare e manutenere il patrimonio paesaggistico attraverso, ad esempio, l’incentivazione del recupero dei fabbricati agricoli - mantenendone l’uso agricolo) o la programmazione e l’attuazione di specifici progetti di salvaguardia territoriale e di rilancio economico.
Sarebbe forse opportuno limitare i premi volumetrici, ormai scarsamente incentivanti, a favore di consistenti semplificazioni procedurali.
Si potrebbe:
Non dimenticando i temi del paesaggio, dell’ambiente, della sicurezza e della fragilità territoriale quali elementi direttori volti a promuovere una rigenerazione sostenibile, si ritiene opportuno richiamare anche il Piano Territoriale Regionale approvato circa un anno fa.
Nella sezione “Criteri per l’attuazione della politica di riduzione del consumo di suolo” sono chiaramente esplicitati gli ambiti operativi di una rigenerazione urbana che viene declinata come “insieme coordinato di interventi urbanistico-edilizi e di iniziative sociali che includono… la riqualificazione dell’ambiente costruito, la riorganizzazione dell’assetto urbano attraverso la realizzazione di attrezzature e infrastrutture, spazi verdi e servizi, il recupero o il potenziamento di quelli esistenti, il risanamento del costruito mediante la previsione di infrastrutture ecologiche finalizzate all’incremento della biodiversità nell’ambiente urbano (legge regionale 31/2014 “Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e la riqualificazione del suolo degradato”, articolo 2 comma 2 lettera e)”.
Va altresì detto che l’enorme sforzo di redazione dei Piani di Governo del Territorio in diverse realtà comunali è stato purtroppo seguito da un progressivo disinteresse alle procedure prefigurate dal Piano Territoriale Regionale e, più in generale, alle normative regionali su seminterrati, invarianza idraulica, regolamento edilizio tipo, messe in secondo piano dalle più urgenti necessità di far quadrare i bilanci.
Da qui emerge l’esigenza che Regione Lombardia dia sostegno economico ma soprattutto riprenda un percorso di informazione e formazione atto a coinvolgere le diverse realtà amministrative in un percorso di aggiornamento e adeguamento, anche del personale.
Come avvenne a suo tempo per il percorso della legge regionale 31/2014, gli architetti lombardi si rendono disponibili a contribuire alla declinazione del termine “rigenerazione urbana e territoriale” nei diversi contesti regionali.
Sono altresì disponibili ad affiancare gli uffici regionali partecipando all’attuazione di un progetto formativo mirato alla sensibilizzazione dei comuni attraverso incontri, seminari e corsi.
Gli Ordini provinciali degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori potrebbero essere parte attiva consentendo un aggiornamento continuo delle cartografie, della pianificazione, della regolamentazione edilizia e delle procedure indispensabili per rimanere al passo delle attuali normative, magari con modalità decisionali più snelle e conferenze di servizio plurisettoriali che consentano tempi certi.
Questo al fine di evitare che i buoni propositi di semplificazione contenuti nella legge siano poi vanificati dal mancato recepimento comunale, dai distinguo e da procedure che, eccessivamente burocratizzate o costose, ne possano determinare l'inapplicabilità.