Mario Botta, Aurelio Galfetti, Luigi Snozzi e Livio Vacchini: sono i quattro protagonisti del viaggio, personale, professionale, da studioso, compiuto da Marco Adriano Perletti attraverso il territorio ticinese e le sue architetture, che per decenni hanno focalizzato l’interesse della critica di settore creando un’etichetta al suo interno più che variegata, studiata e approfondita nelle sue realizzazioni.
Il viaggio non vuole essere ulteriore approfondimento di poetiche, né ricostruzione della genesi di un fenomeno ma un lavoro di costruzione mirato a fare risaltare i tratti comuni e gli elementi di coesione del percorso architettonico, alla ricerca del punto di origine delle loro carriere individuato in una componente umana formata da “quel sentimento chiamato amicizia che accomuna la vita delle persone e permette di costruire insieme qualcosa di stabile”. Il libro è “un racconto alla scoperta della loro amicizia che è nata dalla comunanza di un mestiere e dalla passione per l’architettura e che, infine, è il vero elemento significativo della loro avventura architettonica”.
La ricerca, introdotta dal direttore dell’Accademia di Architettura di Mendrisio Riccardo Blumer, è suddivisa in due parti che danno prima voce e poi corpo alle esperienze dei quattro architetti. La prima è una raccolta di quattro interviste, “immaginaria” quella allo scomparso Vacchini realizzata grazie all’unione di scritti inediti resi disponibili dalla figlia Eloisa, in cui sono evidenziati cinque temi (gli inizi, il Canton Ticino, l’architettura, la didattica e i giovani), mentre la seconda restituisce, attraverso presupposti e opere, l’”attualità di un’idea di architettura” che per tutti loro può avere alcuni punti di contatto nel modo di approcciare il tema del confronto tra architettura e contesto.