L’architetto e docente milanese Pierluigi Nicolin (1941) riflette sul periodo per molti versi sospeso che stiamo attraversando: la pandemia ha portato un momento per molti sensi unico. Le riflessioni dell’autore sugli spazi urbani e sul futuro dell’architettura e delle città sono state scritte all’inizio della pandemia e sono adesso raccolte all’interno di un volume edito da Skira, suddiviso in quattro parti.
“In questo diario dei giorni della quarantena ho descritto alcuni fatti nuovi e imprevisti che di certo ci indurranno a fare delle riflessioni approfondite sulle prospettive dell’architettura e, uscendo da questa reclusione forzata, a chiederci perché sembra che il normale diventi straordinario.
Il clamoroso evento di piazza San Pietro - la preghiera solitaria di papa Francesco sul sagrato della basilica – ha imposto una riconsiderazione sui luoghi altri, luoghi investiti da una particolare inversione dei rapporti usuali, le cosiddette “eterotopie” che, si dice, sarebbero il frutto di un pensiero sin troppo intellettualistico. La nozione di eterotopia formulata negli anni sessanta e considerata sinora come una semplice distorsione postmoderna della città, in effetti, si è imposta in una maniera del tutto imprevista come una nozione generale.”