Il congresso mondiale UIA e la nomina a Capitale mondiale dell’architettura di Copenaghen portano il Danish Architecture Centre (DAC) a proporre due mostre incentrate sull’architettura danese e su ciò che forse maggiormente oggi caratterizza il successo del modello urbano a cui la capitale sta lavorando alacremente, la costruzione e la cura degli spazi pubblici.
All’ultimo piano del Blox di OMA, “Copenhagen in common” è aperta fino al 22 ottobre. Avvicina il visitatore, attraverso le sue aree tematiche, ai piani e progetti che nel passato recente hanno declinato la socialità danese e le sue modalità di vivere spazi pubblici aperti, curati e ben progettati, tutti uniti da un’efficientissima e protetta rete di piste ciclabili. Dal premiato Superkilen alla centrale Israels Plads, alle numerose strutture che, a partire dal progetto Havnebadet del 2003 (PLOT e BIG), hanno portato alla riappropriazione dell’acqua, all’esperienza di Christiania al verde che ha reso eccezionale il progetto di Copenhill, il termovalorizzatore multifunzionale con la pista da sci sul tetto.
Al piano inferiore, “So Danish!” è la prima mostra permanente del Centro, aperta a marzo per tracciare i caratteri dell’architettura danese partendo dai tempi dei vichinghi. Particolarmente interessanti per comprendere il presente e il futuro sono gli anni dal secondo dopoguerra. Dal Five Fingers Plan all’attività di pochi ma eccezionali progettisti, in primis l’architetto della Sydney Opera House Jørn Utzon, hanno gettato le basi del periodo d’oro, architettonico e urbano, di una nazione piccola ma ricca, che oggi accoglie alcuni degli studi più importanti e pubblicati dell’architettura internazionale.
Un’app per scoprire pedalando e camminando l’architettura contemporanea della città
Per l’occasione il DAC ha anche curato un’app che, scaricabile sul proprio smartphone, avvicina alla città e ai suoi edifici del presente del passato, da BIG, COBE, 3XN, Dorte Mandrup e Schmidt Hammer Lassen ad Arne Jacobsen.