Donata Almici, Rosarno, cm 360x120, olio e sanguigna su tela, 2010
Vorrei ricordare la figura di Donata Almici (Coccaglio, 14 dicembre 1947 - Milano, 4 novembre 2018), che ha esercitato per decenni laprofessione di architetto con grande qualità, più volte riconosciuta.
Ricordo Donata dal carattere aperto, cordiale ma deciso, con quel suo sguardo fiero con cui andava incontro alle sfide della vita quotidiana di donna, moglie, madre e, di più, anche di operatrice nel frammentato campo dell’architettura, arte, spesso contradditoria, della modificazione dello spazio fisico, sociale e urbano. Ho conosciuto Donata Almici negli anni ottanta. Lei, laureata in Architettura presso l’Università di Roma nel 1971, iscritta all’Ordine degli Architetti di Milano nel 1980, oltre alle attività progettuali si dedicava anche ad attività di ricerca: collaborò, infatti, con l'Istituto Superiore di Sociologia di Guido Martinotti e partecipò per il Comune di Milano allo studio del Bilancio Sociale d'Area.
In questi suoi poliedrici interessi amava molto coinvolgere i giovani architetti alle prime armi, invitandoli a collaborare alle ricerche sociologiche, prima, e, poi, alle attività redazionali legate alla rivista “AL-Mensile di Informazione degli Architetti Lombardi”. Nella sua attività di architetto Almici ha progettato opere di edilizia privata e pubblica, piani urbanistici comunali, piani del traffico e commerciali. È stata esperta di analisi socio-urbanistiche, svolte per enti pubblici, e consulente d’ufficio del Tribunale di Milano per stime e valutazione di danni. Venne premiata in numerosi concorsi di architettura, nazionali e internazionali. Collaborò con le Facoltà di Architettura di Milano e Roma. Fu anche regista di documentari per enti pubblici e illustratrice di libri.
Nel 1985 è stata tra i soci fondatori, insieme a Nando dalla Chiesa, del circolo milanese Società civile, in prima fila contro il degrado etico della vecchia “capitale morale” del paese. Impegnata anche sul fronte dei rapporti tra professione e società, Almici fu consigliere dell’Ordine degli Architetti di Milano tra il 1988 e il 1995. Divenne, inoltre, direttore di AL dal 1988 al 1997. Donata svolse il compito di dirigere la redazione del Mensile AL con la sua consueta passione e intelligenza. Nel momento critico per la città, allorché iniziò il periodo degli scandali, culminato nell’indagine della magistratura, nota come “Mani pulite”, Donata Almici scelse di far parlare gli architetti direttamente sulle pagine della rivista. Molti espressero il loro sdegno e la loro preoccupazione verso quella parte del mondo professionale e imprenditoriale che si circondava di clientele e spesso cedeva alle lusinghe della corruzione. Proprio per il rigore etico con cui svolgeva i suoi compiti, nel 2007, per un triennio, venne chiamata in qualità di esperto dal Ministero dell’Università, a far parte del consiglio di amministrazione dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
Infine, Donata aveva un’altra passione, non secondaria alla professione di architetto, amava esprimersi attraverso la pittura e la scultura. Incoraggiata dal filosofo Dino Formaggio e dal critico Raffaele De Grada, Donata Almici realizzò una produzione di opere artistiche di sicuro rilievo, presentate in numerose mostre personali.
Grazie e arrivederci, cara Donata.