Da circa tre anni è venuta avanti la proposta di demolire lo stadio Meazza di Milano per sostituirlo con un nuovo impianto più piccolo e “moderno”, accompagnato da numerosi nuovi edifici.
Lo stadio Meazza è un caso eccezionale di grande fabbrica stratificata nel tempo, dove ogni ampliamento si è aggiunto alla fase precedente senza distruggerla, come in molti edifici importanti della storia dell’architettura italiana ed europea: per rimanere in Italia basti citare il Duomo di Milano, la Basilica di San Pietro e il complesso dei palazzi del Vaticano a Roma.
Lo stadio Meazza è anche un notevole esempio di virtuosa collaborazione tra ingegneri e architetti in vari momenti del XX secolo: Alberto Cugini e Ulisse Stacchini per il primo impianto del 1925-1926, Giuseppe Bertera e [Mario] Perlasca per il primo ampliamento del 1938-1939, Ferruccio Calzolari e Armando Ronca per il secondo ampliamento del 1954-1955, infine Giancarlo Ragazzi, Enrico Hoffer e Leo Finzi per il terzo e ultimo ampliamento del 1986-1990.
Spicca per qualità il secondo ampliamento, dove gioca un ruolo decisivo Ronca, importante figura dell’architettura moderna italiana - la cui opera si concentra in Alto Adige - recentemente riscoperta e rivalutata. Il fluido andamento delle rampe che avvolgono l’esterno, in contrasto dialettico con l’emergere delle strutture verticali e dell’intradosso delle gradinate - che evocano un coronamento a beccatelli - è di grande bellezza e forza espressiva.
Lo stadio Meazza è diventato uno dei monumenti riconosciuti della città, non solo dai milanesi ma anche dai visitatori italiani e stranieri, per una parte non trascurabile dei quali una visita alla “Scala del calcio” è irrinunciabile quanto quelle al Duomo, alla Scala e al Castello. Del resto il Meazza gronda di memoria collettiva: un tempio del calcio, ma anche la sede di memorabili concerti, ormai passati alla storia.
Gli aderenti a questo appello si rivolgono alla soprintendente di Milano arch. Antonella Ranaldi e al D.G. del Ministero della Cultura (MiC) arch. Federica Galloni, affinché avviino il percorso amministrativo relativo al provvedimento di tutela ai sensi dell’art. 10, c. 3, lett. d) del Codice dei Beni Culturali, così come proposto nel 2020 all’unanimità dai Comitati tecnico scientifici del Ministero dei Beni Culturali.
Milano, 1 febbraio 2022