Modello di progetto per un nuovo stabile amministrativo per la UBS (Lugano, 1990)
Alberto Ferlenga è il curatore di “Aldo Rossi. L’architetto e le città”, retrospettiva che il Museo delle Arti delle XXI secolo dedica all’architetto milanese, primo Premio Pritzker italiano. Seguendo la scia della mostra dedicata a un altro illustre architetto milanese, “Gio Ponti. Amare l’architettura” aperta tra 2019 e 2020, analizza il contributo teorico e pratico di una figura atipica nel panorama dell’architettura italiana.
“Aldo Rossi rappresenta la punta avanzata di una generazione di giovani architetti che, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, erano animati da comuni intenti di ricostruzione. Formatosi in riviste, in viaggi e in letture, più che in una università culturalmente svuotata dal fascismo e dalla guerra, amante del cinema e del teatro, Rossi sente fortemente la necessità di rinnovare la cultura architettonica del suo tempo. Lo testimoniano il costante impegno intellettuale e il suo libro più noto, L’architettura della città (1966), uno dei testi di architettura più tradotti e diffusi nel mondo.
Le città sono state il campo principale della sua attività di studioso e di progettista, in Europa, nelle Americhe, in Asia. Alle città si è applicato il suo sforzo di comprendere le ragioni formali di un organismo complesso utilizzando il punto di vista dell’architetto. Nelle città del mondo si è svolta la sua attività di archistar ante-litteram, che ha avuto il suo culmine, nel 1990, nel primo Pritzker Prize attribuito ad un architetto italiano”.
Il progetto culturale, i progetti architettonici, allestimenti e progetti domestici sono i tre principali fili conduttori di una storia complessa e sfaccettata in cui emergono molti aspetti: formazione, insegnamento e ricerca, costruzione di una rete internazionale, disegno come indagine autonoma, critica e lascito.
La mostra espone materiali provenienti dall’archivio MAXXI Architettura e da archivi e collezioni di tutto il mondo.