La mostra “Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere” è curata da Margherita Guccione e Alessandra Mauro. Aperta al MAXXI di Roma fino al 18 settembre, espone 150 fotografie che, dal dopoguerra a oggi, testimoniano scelte linguistiche e approccio alla pratica di uno dei primi fotografi a dedicarsi anche all’architettura e al paesaggio. Nato nel 1930, si forma seguendo le orme dei fotografi di Life e della Magnum e diventa fotografo professionista interessato al racconto della società. Molti sono i temi toccati dalla sua attività di ricerca, che documenta il lavoro, la produzione e la vita quotidiana fino al passaggio delle grandi navi a Venezia, ed è fra le prime che restituisce le trasformazioni della città e del paesaggio. La conoscenza diretta lo porta a lavorare con Carlo Scarpa e anche con Renzo Piano.
Fanno parte dell’esposizione le immagini della Milano dell’industria e degli intellettuali, delle lotte operaie e dei reportage per Alfa Romeo, Pirelli, Fiat e Olivetti, ma anche quelle che documentano la vita all’interno degli ospedali psichiatrici. Non mancano i piccoli borghi rurali, la città de L’Aquila colpita dal terremoto e anche il MAXXI in costruzione.
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