Giuseppe Maria Soli, "Archimede", 1779, olio su tela
Il bicentenario della morte di Giuseppe Maria Soli, nato nel 1747 nel territorio modenese e formatosi tra l’area di Vignola e Roma, è l’occasione per “Architetture perdute”, una mostra che, aperta fino al 27 novembre al Palazzo dei Musei, celebra l’attività di un architetto attivo per decenni presso alcuni dei maggiori committenti dell’epoca, dagli Este agli Asburgo Lorena a Napoleone.
Architetto ducale dal 1793, a Modena diresse anche la Scuola di Disegno di Figura, di Nudo, di Scultura e di Ornato avviata dal duca Ercole III d’Este. Tra le sue opere, gli andati perduti ponte di Sant’Ambrogio e Porta Sant’Agostino e il restauro della serra dell’orto botanico universitario, i palazzi Paolucci e Campori e le ville Ricci e Forni.
“Architetture perdute” espone i modelli lignei moderni della porta Sant’Agostino e del ponte di Sant’Ambrogio, ricostruiti dal Laboratorio di “Ricerca Emilia” dell’Alma Mater e dagli allievi del corso di Architettura e design dell’arredamento del liceo artistico Venturi.